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OPHEN VIRTUAL ART / LA GALLERIA TUTTA VIRTUALE

 

 

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L’intervista di Francesca Salvato

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Giovanni  Bonanno

La Ophen Virtual Art Gallery è la prima galleria virtuale in cui l’arte contemporanea diviene virtuale e interattiva. Nessun muro e nessuna sala bensì solo il web per accogliere le opere, un luogo in perenne evoluzione dove si alternano i lavori di artisti più e meno noti. Ciò permette agli artisti emergenti di usufruire gratuitamente di una vetrina costante e consente, a quelli con maggiore esperienza nel settore, di rendersi sempre più internazionali. La Ophen Virtual Art Gallery è sempre pronta a spalancare le sue porte proponendosi come ponte tra l’arte in senso stretto e l’innovazione della rete internet. Senza dubbio si tratta, allo stato attuale, della prima e più importante galleria on-line a livello mondiale che si occupa di arte contemporanea

 

Signor Bonanno, ci dica come è nata l’idea di una galleria virtuale?

Lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery, nasce nel 2009 ed è uno dei primi contenitori espositivi virtuali internazionali al mondo con l’arte a portata di mouse. Durante questi ultimi decenni avevo notato che il pubblico era sempre meno. Probabilmente davanti ad una galleria privata, si palesa l’insofferenza e la paura di pagare persino l’ingresso. Solo le grandi mostre con un grosso battage pubblicitario permettono di avere un numero considerevole di visitatori; penso alle mostre dedicate a Van Gogh, agli Impressionisti o alla rassegna della Biennale di Venezia. Il fruitore molto spesso rimane indifferente a tante importanti proposte culturali, per cui, un’altra ragione in più per cercare una nuova possibilità e sfidare la “pigrizia” del pubblico nei confronti dell’arte contemporanea. La crisi economica e culturale del sistema Italia. In questi ultimi anni il vento ha spazzato via in un solo colpo non solo le imprese ma anche le gallerie d’arte, tanti spazi espositivi. La crisi ha insabbiato il potere d’acquisto della classe media che, pur entro certi limiti, aveva investito in questo settore. È un momento davvero difficile, le spese di gestione sono alte, si fa fatica a trovare qualche sponsor e gli investimenti puntano sul sicuro, cioè su “autori storici”. Non ci si sta dietro alle spese, si vende ormai pochissimo. Chi non ha le spalle larghe e coperte di sicuro chiude. Come tante altre realtà, si chiude a Modena come a Milano o a Parigi. Questa è l’aria, purtroppo, che si respira oggi. Consapevole di questa nuova realtà ho voluto realizzare compiutamente un mio progetto curatoriale ed espositivo di tipo sperimentale, alternativo e innovativo rispetto all’attività consueta delle gallerie d’arte, assorbendo di fatto tutte le strategie acquisite e utilizzate dalle gallerie tradizionali e nel contempo usando le nuove tecnologie che avevo a disposizione.

 

Com’è nata la collaborazione tra lei e Sandro Bongiani, ci racconti da quale formazione proviene? 

Inizialmente ero solo un artista e critico d’arte contemporanea. Per un certo periodo scrivendo di arte e recensendo le mostre su varie riviste mi firmavo con il nome Sandro Bongiani. Per questa avventura ho preferito ripescarlo e trovarmelo vicino utilizzandolo come una sorta di alter ego virtuale, un altro sé, diciamo pure una seconda presenza interattiva che mi affianca e collabora. Di fatto sono solo a sobbarcarmi tutto il lavoro; dalla programmazione tecnica annuale delle mostre da fare al contatto con l’artista, dal comunicato stampa, locandine, newsletters, alla stesura del testo critico di presentazione e poi la diffusione alle varie riviste e spazi culturali seguendo passo dopo passo l’evento dall’’inaugurazione a tutto il periodo della mostra. Ogni mostra è affiancata da un significativo programma di comunicazione mediante il nostro Archivio e ufficio stampa Ophen Documentazione d’arte Contemporanea creato nel lontano 1989. A volte, se sono molto interessato ad un artista, scrivo anche qualche poesia che diffondo nel Web. Ogni volta è un lavoro immane ma confesso che lo faccio con piacere ben sapendo che sto contribuendo a cambiare il modo di operare all’interno del sistema ufficiale dell’arte. Oggi sono contemporaneamente più cose; artista, curatore, blogger, poeta, gallerista e…. Di certo, tutto questo lavoro non potrebbe essere fattibile al meglio se le varie attività fossero demandate a diverse figure culturali. Anche per questo lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery risulta unico nel suo genere come la prima e autentica galleria virtuale al mondo con una visione e una presenza ben definita, rispetto alle tante pseudo-proposte provvisorie presenti nel web.

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Un progetto ambizioso e rischioso….. 

Il mondo dell’arte è un mondo impenetrabile che non permette nessun scambio perché controllato da “corporazioni” che sanno gestire benissimo il mondo commerciale dell’arte. L’alternativa era quella di aprire una associazione culturale oppure una cooperativa gestita dagli artisti. Vecchia storia! Vi era il bisogno urgente di un nuovo modo di concepire l’arte e produrre cultura; è tempo che da parte degli operatori del settore e degli addetti ai lavori si attivino serie riflessioni su possibili nuove strategie di rinnovamento. In queste condizioni non aveva alcun senso affittare uno spazio espositivo e utilizzarlo per ospitare delle mostre, era troppo deprimente, per cui ho deciso di creare uno spazio virtuale decisamente accessibile a tutti quelli che orbitano all’interno della galassia globale semplicemente utilizzando una connessione internet. L’obiettivo che mi sono posto è di realizzare una piattaforma interattiva capace di ospitare le mostre temporanee, una sorta di collezione permanente in grado di conservare in modo duraturo tutte le mostre passate archiviandole all’interno di un archivio generale online. 

 

Come vive e viene percepita la realtà virtuale nell’arte? 

Attualmente vi sono differenti approcci alla ricerca di un rapporto interattivo con la grande massa di utenti del mondo di internet. C’è chi propone l’inserimento di foto di opere, quasi una sorta di gallerie fotografiche, chi utilizza lo spazio in vendita affittandolo come un semplice affittacamere e chi si è illuso di poter risolvere il problema della partecipazione utilizzando magari una piattaforma più dinamica e interattiva 3D via internet visitabile via browser dando spazio all’attivismo dell’utente che di fatto diventa un interlocutore attivo, preferendo lo spazio e gli ambienti accessibili e navigabili, dimenticando però, l’opera d’arte che risulta così secondaria rispetto all’evento partecipativo del percorso 3D. 

  

Gli artisti come la vivono?  

Gli artisti che condividono questa mia avventura sono attratti da questo nuovo modo di procedere e relazionarsi con l’opera d’arte ben sapendo che non sussiste la percezione e il contatto diretto in senso fisico con l’opera come risulta evidente da una visita ad una galleria tradizionale. Potrebbe essere questo un handicap. Tuttavia, devo far notare la grande possibilità di essere presenti in tempo reale nel web in una dimensione globale a 360 gradi e visibile 24 ore su 24. Questa è la nuova frontiera aperta del Web di una galleria virtuale permanente d’arte accessibile da tutto il mondo

 

Le mostre come nascono e come vengono allestite? 

Lo spazio virtuale è una proposta sperimentale nata nel 2009 con la prima mostra collettiva virtuale “Tre artisti a confronto”, con la presentazione dei lavori di Roberta Fanti, Giuseppe Celi e Bruno Sapiente, l’esposizione delle opere avviene in tre sale virtuali con un massimo di 30 opere per sala. Lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery con le tre classic room nasce da una semplice constatazione che è possibile utilizzare le strategie acquisite delle gallerie tradizionali, quelle che io considero “dello spazio fisico” attivando una proposta con reali frequentazioni provenienti da tutte le parti del mondo. Uno spazio decisamente virtuale, interattivo e accessibile ovunque. La mia galleria virtuale di solito ospita 3 – 4 mostre d’arte all’anno sempre con proposte serie e di qualità. Quello di gestire una galleria d’arte diversa dalle altre è sempre stato un mio grande sogno che ho coltivato da lungo tempo, capace di poter offrire maggiori opportunità in termini di visibilità e con la caratteristica di ricevere visite da spettatori provenienti da tutte le parti del mondo in modo interattivo, aperto e accessibile ovunque, da chiunque e in qualsiasi momento. Questo progetto digitale si basa sul no-profit, evitando di commercializzare le opere d’arte in senso speculativo. Se qualcuno vuole vedere o comprare le opere esposte deve solo rivolgersi all’artista in questione. Non siamo dei commercianti e non vi è nessuna merce in cambio. La galleria virtuale, oggi, è la più importante se non l’unica realtà virtuale al mondo presente on line nel Web che ha un approccio diretto e serio con l’opera d’arte. Uno spazio virtuale che con le sue tre sale può ospitare anche 90 opere in tutto. Si può accedere a questo spazio utilizzando un qualsiasi computer oppure uno smartphone, un tablet, un book reader con una semplice connessione ad internet. 

 

Nel corso di questa avventura così audace sono state maggiori le vittorie o le sconfitte (ammesso che ve ne siano state)? 

Le avventure, in quando tali sono sempre stimolanti e bisogna affrontarle cercando di attivarle con coscienza e partecipazione. Non ci sono insuccessi. L’unica sconfitta che conosco è quella di negare per paura un proprio specifico contributo a un determinato problema. Se devo fare un primo provvisorio e precario bilancio del lavoro svolto in cinque anni di attività di gallerista virtuale posso affermare che i miei contatti con tanti artisti di grande interesse mi hanno facilitato molto, permettendomi di proporre mostre di qualità come quelle organizzate a Giuliano Mauri, Paolo Scirpa, Marcello Diotallevi Clemente Padin, Ruggero Maggi, Anna Boschi, Vincenzo Nucci, Franco Longo e tanti altri che hanno partecipato e condiviso con impegno questa avventura. 

 

Pensa che potranno realizzarsi mostre in tempo reale in punti diversi del mondo? 

Siamo solo alla prima preistoria di questo nuovo modo di considerare l’arte e la cultura. Sono convinto che occorrerà solo attendere un po’ per verificare un numeroso pullulare di proposte virtuali presentati in tempo reale in diverse parti del globo che assorbiranno di fatto le esperienze tradizionali a favore di una nuova condizione e concezione dell’arte. L’ultima mia fatica risale al 2011, anno in cui ho creato il Bongiani Ophen Art Museum, un Museo Virtuale di Arte Contemporanea interattivo con 45 Room in cui vi sono presenti le opere virtuali temporanee di altrettanti artisti e anche la Collezione Grafica di arte Contemporanea con altre 45 sale virtuali in cui archivio le opere autentiche che sto raccogliendo per donarle prossimamente ad un museo d’arte contemporanea.  

 

In futuro?  

Un sogno che ho ancora nel cassetto è quello di realizzare altre mostre online senza dover spostare materialmente quadri opere e persone, utilizzando un semplice monitor e facendo interagire l’artista stesso che dovrà magari dall’altro capo del mondo inserire direttamente le sue opere dentro la piattaforma virtuale divenendo così anche protagonista e curatore di se stesso.

 

Considerazioni e speranze? 

 Sono convinto che stiamo scardinando un sistema monolitico che fino a poco tempo non permetteva nessuna interferenza, a vantaggio di una partecipazione più attiva, libera e democratica, dove le persone sono destinate ad avere un’interazione privata e personale con l’opera d’arte al di là delle scelte del mercato e del sistema dell’arte ufficiale. Non è un fenomeno di transizione ma un nuovo modo di concepire la fruizione artistica e museale. Per lungo tempo, il sistema ufficiale dell’arte ha condizionato le scelte in forma di monopolio assoluto. Con l’avvento di Internet tutto è diventato possibile trasformando i siti web in spazi curatoriali. La galleria virtuale nasce in parallelo alle proposte dell’arte ufficiale con lo scopo di bypassare eliminando i cosiddetti intermediari e arrivare più facilmente al pubblico. L’attivismo viene considerato oggi ancora paradossalmente “sotto culturale”, in realtà si ha paura di questi sconvolgimenti che possono alterare assetti ritenuti fino a poco tempo fa stabili e sicuri. 

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